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New York di ponti e ciambelle (Episodio I)

Manhattan Bridge da DUMBO

Mi dice che almeno una volta nella vita, dovrei andare in Patagonia. E che cambiare casa, città, paese, vivere tante vite, in tanti posti, ha una sola fregatura: si lascia un pezzetto di cuore in ognuno.
Poi mi chiede: sei contenta? Sorrido e gli rispondo che la sua è una strana domanda. Non lo è, mi dice lui, e forse ha ragione. Ad ogni modo, la risposta era si.

In volo direzione New York può capitare di incrociare storie che subito fermi su carta, per non perderle e metterle a fuoco. Il mio viaggio è iniziato così.

Mi sono detta che New York era una buona idea e lo è stata per davvero.

Una New York colorata di giallo e di rosso, un pò ruvida e per niente borghese, nervosa e sempre di corsa, baciata dal sole che chi l’avrebbe mai detto.

Toccherà raccontarla a puntate, ma se devo scegliere da cosa partire io non ho dubbi (forse).

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Felice come una bambina, con gli occhi che brillano e le gambe che scalpitano, vi porto a Smorgasburg in una giornata di sole.

E poi sul Manhattan Bridge, cercando di rubare minuti al giorno, con quella luce che scivola sui tetti di Chinatown, sul ponte di Brooklyn e sui grattacieli di Lower Manhattan.

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Quella luce che servirebbe un cavalletto che non hai.

E allora ti appoggi al bordo del ponte e fai mille foto per beccarne una buona, perché non avete idea di quanto possa vibrare quel ponte su cui viaggiano macchine, metro, pedoni e ciclisti.

Sweetie

Stai sospesa a mezz’aria.

Di fronte, i palazzi consumati e scritti di una Chinatown che non ti aspetti e che è un mondo nel mondo. Subito dietro, come un sipario, le luci di quella Manhattan che sembra mettersi in posa.

ChinatownChinatown

Cammini verso Brooklyn mentre il cielo si fa rosa e in un attimo è buio. Ti sembra che E’ tutto a portata di mano, per sentirsi è sufficiente volerlo e per ritrovarsi non c’è come guardarsi allo specchio.

E poi Manhattan si accende e diventa tutta una luce.

Manhattan dal Manhattan Bridge

Di là dal ponte c’è la Brooklyn di DUMBO che nel nome c’è tutto quello che serve per. Down Under the Manhattan Bridge Overpass.

Se non volete farvi a piedi il Manhattan Bridge (sono 2 km) prendete la metro da Manhattan e scendete a High St. sulla linea A o C oppure a York St. sulla linea F.

Godetevi il Brooklyn Bridge Park, scattate foto che sembrano cartoline, girate per le strade lì intorno e spendete del tempo tra una libreria che ci passereste le ore e una galleria che parla di un mondo a colori.

Brooklyn Bridge Park | New York Brooklyn Bridge Park | New YorkGirare Dumbo è facile, vi lascio comunque qualche indirizzo buono:

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Se invece capitate a New York di sabato – e fate in modo di capitarci, date retta a me – fino a Novembre, non prendete impegni e fate un salto a Smorgasburg.

Smorgasburg

Smorgasburg_Vista

Con una vista mozzafiato su Manhattan, dall’ East River State Park (90 Kent Ave at N. 7 St.), potrete assaggiare uno dei migliori doughnut di New York (così pare), fare il giro di mezzo mondo un boccone dopo l’altro, mangiare un panino con la porchetta, provare spiedini al formaggio, sgranocchiare biscotti e in buona sostanza sentirvi felici.

Usare una ciambella per prendere la mira sull’Empire State Building e leccarvi le dita per sentire i granelli di zucchero che profumano di cannella.

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Cosa trovate a Smorgasburg? Il paradiso dello street food.

Le ciambelle di Dough Brooklyn, i buns che sono un boccone di Bite Size Kitchen, la carne di Carnal, il cartoccio di Home Frite, il panino con la Porchetta, il Ramen Burger che mica lo sapevo che esisteva una cosa così.

Smorgasburg

Se vi siete lasciati distrarre dalla ciambella oppure dal panorama, vi lascio qui sotto qualche link che potete cliccare un po’ caso per avere informazioni su Smorgasburg, Dumbo, la zona del Manhattan Bridge, ma non solo.

Smorgasburg

Tra Dumbo, Smorgasburg e il Manhattan Bridge ho mangiato la prima ciambella della mia carriera, mi sono emozionata fino ad avere la pelle d’oca e sono stata bene.

Più di tutto è questo che mi volevo dire. Che sono stata bene.

La prossima volta vi racconto di carote e cavolfiori. Che dite, ci sentiamo per l’episodio II ?

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