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Piovono polpette! (Esperimento 1.0)

Mi è presa la scimmia delle polpette.
L’ho detto.
D’altra parte come si fa a resistere a quel non so che di contagioso che si portano appresso queste simpatiche canaglie? E poi sono di un paciugo unico che non vi sto a dire. E quindi dichiaro ufficialmente aperta la stagione delle polpette di cui peraltro avevo già parlato qua e lá nel blog e siccome sono precisa vi ricordo dove:

Il prossimo obiettivo si chiama “polpette ripiene” e richiede impegno e applicazione. Stimo un incremento della produzione di polpette tale da far aumentare il numero di polpette pro capite su territorio nazionale, ma d’altra parte, come si fa se non si prova? ^____^

Il primo esperimento (non male, ma migliorabile) sono state le polpette di pollo ripiene di scamorza.
Promemoria per i prossimi esperimenti:

  • il mix pollo, patate e ricotta forma una camera a tenuta stagna che puoi usare qualsiasi ripieno (le dosi che ho usato sono quelle di questa ricetta qua: Polpette di pollo avvolte nello speck)
  • la scamorza bianca è troppo delicata
  • prossima volta userò il silano, la provola piccante o il gorgonzola

Qui sotto il work in progress che tanto non serve aggiungere altro. A breve nuove versioni!

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Gattò di patate (miaaaaaooooo ^____^)

A volte sono i particolari a fare la differenza. In questo articolo, ad esempio, è degno di nota quell’accento finale che fa del “gattò” un piatto che vi consiglio e quindi una roba che niente ha a che vedere con i pelosi tutti-baffi-quattro-zampe-e-coda-all’insù che mi girano per casa (i.e.”gatto”)
Già, perché quando gli esserini pelosi che girano per casa sono tre, farne finire uno in forno sarebbe veramente un attimo, ma queste robe da noi non succedono: noi siamo gente a posto e i pelosi (I love Musi!!) stanno sempre in guardia! ^___^
Appurato quindi che non vi sto passando una versione rivisitata del gatto alla vicentina, finiamola di dire fesserie e veniamo al nostro gattò.
Il gattò di patate è un tipico piatto della cucina napoletana a base di patate. Fu introdotto dai cuochi francesi chiamati nel Reame di Napoli dalla regina Maria Carolina in occasione delle proprie nozze (1768), ma non ha proprio niente di francese, basta buttare un occhio sugli ingredienti per capirlo. La ricetta originale è fatta con patate, salame e provola ma si presta a mille varianti. E quindi, dopo aver chiesto scusa alla tradizione  – che se si offende fa brutto –  mettiamo le mani in pasta e sperimentiamo senza ritegno! ^___^

Il Gattò di patate viene cotto in forno, in una teglia piuttosto bassa e larga. Io l’ho provato caldo, appena sfornato, e poi ho fatto qualche esperimento con quello che era avanzato. Il giorno dopo l’ho diviso in monoporzioni con un coppapasta (vado matta per queste cose 😀 ) e l’ho passato per qualche minuto su una pentola antiaderente ben calda. Una bella scoperta sia come piccolo antipasto che per un buffet!

INGREDIENTI (per due persone)
500 gr di patate
1 uova
70 grammi di speck
100 grammi di scamorza affumicata
40 grammi di parmigiano grattugiato
30 grammi di burro
un goccio di latte se necessario
pangrattato
sale e pepe

Per prima cosa lessate le patate in acqua salata; sono pronte quando riuscite a infilarci una forchetta senza incontrare resistenza. In alternativa potete cuocerle al vapore, sempre più spesso mi capita di fare così. Mentre sono ancora molto calde schiacciatele e uniteci il burro a pezzetti.
Tagliate lo speck e la scamorza a pezzetti non troppo piccoli e uniteli al composto; aggiungete l’uovo, il parmigiano grattugiato e regolate di sale e pepe. A seconda di come vi sembra l’impasto unite il latte e amalgamate bene il tutto.

Imburrate una teglia larga e bassa e cospargetela di pangrattato. Versate il composto nella teglia, livellatelo con un cucchiaio, passate i rebbi di una forchetta sulla superficie in modo da creare una superficie rigata, e cospargetela di pangrattato.
Completate mettendo tanti piccoli fiocchetti di burro sulla superficie e infornate per una mezz’oretta in forno preriscaldato a 200 gradi o fino a quando il gattò non sarà dorato. Se dopo una ventina di minuti ancora fatica a prendere colore, andate di grill; alla fin fine è tutto già cotto, meglio non esagerare con la cottura in forno per non farlo seccare ^____^

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